Battaglia di Lenzen

Battaglia di Lenzen
Data4 settembre 929
LuogoLenzen
EsitoVittoria franca-orientale
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
sconosciutisconosciuti
Perdite
ingentiingenti
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La battaglia di Lenzen fu una battaglia di terra tra un esercito sassone del regno dei Franchi Orientali e gli eserciti dei popoli slavi Redari e Linoni, che ebbe luogo il 4 settembre 929 vicino alla roccaforte dei Linoni di Lenzen nel Brandeburgo, in Germania. L'esercito sassone, comandato dal grande sassone Bernardo, distrusse un esercito slavo di Redari. Questo segnò il fallimento dei tentativi slavi di resistere all'espansionismo del re Enrico l'Uccellatore sull'Elba.

I Sassoni stavano assediando Lenzen, una fortezza slava, dal 30 agosto. Il 3 settembre gli esploratori a cavallo avvisarono Bernardo della presenza di un esercito di Redari nelle vicinanze venuto a soccorso della fortezza. Il giorno dopo, i fanti Redari si schierarono in formazione di fronte ai Sassoni, che fecero la stessa cosa.

La cavalleria di Bernardo finse di ritirarsi per attirare i Redari, che non avevano unità di cavalleria, ma il terreno bagnato a causa della pioggia battente impediva manovre efficaci. I Sassoni lanciarono assalti di fanteria, con pesanti perdite per entrambe le parti nel combattimento prolungato che andò avanti per il resto della giornata. Alla fine, la cavalleria sassone al comando del conte Tietmaro di Merseburgo fu in grado di aggirare la formazione dei Redari e di caricarli, sbaragliandoli. I Sassoni si diedero all'inseguimento per distruggere completamente i loro avversari, massacrando in massa i Redari in fuga. La guarnigione di Lenzen si arrese la mattina successiva.

La vittoria tedesca a Lenzen fu totale, con la conseguente soppressione della resistenza slava al dominio tedesco lungo l'Elba per il resto del regno di Enrico.

Le fonti antiche per la battaglia includono le Res gestae Saxonicae[1][2] di Vitichindo di Corvey e il Chronicon di Tietmaro di Merseburgo[3][4].

  1. ^ Vitichindo di Corvey, Res gestae Saxonicae, I, 36 (Hirsch, pp. 51-54).
  2. ^ Vitichindo di Corvey, Res gestae Saxonicae, I, 36 (Rossi, pp. 49-51).
  3. ^ Tietmaro di Merseburgo, Chronicon, I, 10 (Holtzmann, p. 14 e p. 16).
  4. ^ Tietmaro di Merseburgo, Chronicon, I, 10 (Taddei, pp. 38-39; Bugiani, pp. 95-97).

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